Il latte d’asina è un prodotto antichissimo, utilizzato da sempre; infatti già Erodoto nel V secolo a.C. lo cita come bevanda nutriente.
Altre testimonianze storiche remote, atte a documentare la presenza di allevamenti asinini, sono rappresentate da raffigurazioni su bassorilievi risalenti al 2500 a.C. ritrovate in Egitto.
Nello stesso territorio sono note le ambizioni di bellezza di Cleopatra e, a Roma, quelle di Poppea che usavano immergersi nel latte d’asina per conservare la freschezza della pelle.
Luciano di Samotracia scrisse, nel II secolo d.C., Lucio o L’Asino, ove si narrano le avventure di un certo Lucio trasformato in asino. Lo stesso Apuleio, nelle sue Metamorfosi, riprese lo stesso spunto nell’Asino d’oro. Tutto ciò a dimostrazione che la storia dell’asino è indissolubilmente legata a quella dell’uomo.
Bisognerà comunque attendere il Rinascimento, per una prima vera considerazione scientifica del latte d’asina da parte dei saggi del tempo, quando Francesco І, in Francia, su consiglio dei suoi medici utilizzò il latte di asina per guarire da una lunga malattia.
Nel XIX secolo, sempre in Francia, a opera del dottor Parrot dell’ “Hôpital des Enfants Assistés” si diffuse la pratica di avvicinare i neonati orfani di madre direttamente al capezzolo dell’asina per essere allattati.
Nel XIX secolo, nelle grandi città europee, era facile imbattersi in commercianti che vendevano direttamente il latte d’asina. La società elegante dell’epoca consumava regolarmente questa preziosa bevanda, mentre le famiglie povere la riservavano solo ai bambini malati o agli anziani stanchi e deboli. In questo periodo, il latte d’asina inizia a essere utilizzato regolarmente anche per l’allattamento.
Il latte d’asina fu commercializzato fino agli inizi del XX secolo per nutrire i neonati orfani e per curare i bambini gracili, i malati e gli anziani. È per questa ragione che in Italia, in Francia, in Belgio, in Svizzera, in Germania, videro la luce un certo numero di allevamenti. Il successo di cui oggigiorno godono gli allevamenti che producono latte d’asina conferma la notorietà secolare del prodotto e la vasta portata delle sue proprietà.
Non vi è alcun dubbio: le numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato e confermato le molte qualità e le insostituibili caratteristiche di un prodotto che è considerato a tutti gli effetti un alimento funzionale.
Il consumo di latte d’asina sta aumentando di anno in anno, non solo perché consigliato da molti pediatri in caso di allergie alimentari, ma sempre più utilizzato da chi è alla ricerca di un alimento sano e nutriente, come alternativo al latte vaccino per le sue qualità e per gli elevati apporti nutrizionali.
Il latte d’asina è, per composizione, l’alimento più simile al latte materno e quindi ideale per allattare i bambini allergici al latte di mucca anche grazie al suo gusto zuccherino che lo rende molto gradevole e ben accetto. Ha un significativo contenuto di acidi grassi polinsaturi ed è ricco di lisozima, una proteina caratterizzata da elevate proprietà antibatteriche, in grado di proteggere il neonato da possibili patologie e che rende questo prodotto meno deperibile del latte di mucca. Anche il rapporto calcio-fosforo e il contenuto proteico totale sono simili a quello umano. I recenti studi (A. Conti – CNR Torino 2008) continuano a dimostrare come il latte d’asina potrebbe costituire un valido sostituto naturale del latte bovino nei casi di allergie nel primo anno di vita.
L’impiego del latte d’asina in campo medico e alimentare
Alimentazione pediatrica:
• ottimo sostituto naturale del latte materno, costituisce l’alimento d’elezione per la cura di APLV (Allergie alle Proteine del Latte Vaccino) e PA (Poliallergie Alimentari);
Interviene, inoltre, nei processi di osteogenesi.
Alimentazione geriatrica:
• nella terapia dell’arteriosclerosi e dell’osteoporosi
e anche
1. nella regolarizzazione della flora gastroenterica
2. nella prevenzione di malattie cardiovascolari, infiammatorie e autoimmuni
3. nel recupero degli infartuati cardiaci;
4. nei casi di senescenza precoce;
5. nelle diete ipocolesterolemiche;
6. nella cura della stipsi;
7. nella convalescenza;
8. nella preparazione di bevande fermentate;
9. nella dermocosmesi per le sue proprietà idratanti e detergenti;
10. nella terapia contro il morbillo ed alcuni tumori (Università indiana);
11. contenimento delle forme di APLV e PA
Fonte: quimamme.leiweb.it